Il futuro del Newcastle United sembra intricato, con l’emergere di nuove normative della Premier League che riguardano i proprietari e i dirigenti del club. Tra i protagonisti della situazione troviamo il principe ereditario dell’Arabia Saudita, Mohammed Bin Salman, il quale è sotto esame a seguito dell’acquisizione del club da parte della cordata saudita guidata dal Public Investment Fund. Recenti dichiarazioni di rappresentanti governativi inglesi hanno aggiunto un ulteriore strato di complessità a questo già delicato scenario.
Le nuove normative sui proprietari di club
Il governo britannico, attraverso il ministro per il digitale, la cultura, i media e lo sport, Baronessa Twycross, ha delineato i cambiamenti necessari in relazione alla Legge sulla Governance del Calcio. Durante una sessione alla Camera dei Lord, la Twycross ha affermato che i soggetti con un’influenza significativa sulle squadre dovranno superare un rigoroso test del regolatore calcistico indipendente, un passo utile per garantire la buona condotta dei proprietari. Questo test non risparmierà nemmeno Mohammed Bin Salman, secondo le nuove disposizioni.
La questione che sorge riguarda l’impatto potenziale che tale regolamento potrebbe esercitare sulla proprietà saudita del Newcastle. La Premier League aveva autorizzato l’acquisizione solo dopo aver ottenuto «garanzie giuridicamente vincolanti» che il governo saudita non avrebbe esercitato il controllo diretto sulla squadra. Ora, la diretta implicazione del principe ereditario nel nuovo procedimento potrebbe rimettere in discussione tale accordo, generando preoccupazioni per la stabilità del club.
Reazioni politiche e rischi di imbarazzo per il governo
Il campo politico britannico si muove in maniera frenetica attorno a questi sviluppi. Non molto tempo fa, il primo ministro Sir Keir Starmer aveva invitato Mohammed Bin Salman a presenziare a una partita in Inghilterra durante la sua visita in Arabia Saudita. La situazione attuale presenta un chiaro contrasto tra l’approccio diplomatico e le nuove esigenze regolamentari, creando un potenziale imbarazzo per il governo britannico, già messo alla prova da questioni legate ai diritti umani e alla proprietà dei club sportivi.
La domanda sorge spontanea: come potrà il governo gestire le pressioni pubbliche e il dibattito sulle responsabilità etiche dei proprietari di club? Nonostante il tentativo di posizionare la Premier League come un campionato di alto livello e professionalità, le implicazioni politiche di questa situazione dimostrano che le decisioni sportive non vengano prese in isolamento.
La questione dei diritti umani e della responsabilità del calcio
L’interrogativo più spinoso sollevato durante il dibattito riguarda i diritti umani. Lord Moynihan, ex ministro dello sport conservatore, ha chiesto se il principe ereditario violerebbe le leggi britanniche in caso di atti considerati illegali nel Regno Unito. La risposta della Baronessa Twycross non ha lasciato dubbi: «qualsiasi violazione delle leggi da parte di un proprietario di un club sportivo possa portare a sanzioni». La questione si complica ulteriormente in relazione al contesto saudita, dove esistono leggi severe contro l’omosessualità.
La Baronessa ha enfatizzato che gli organi di governo calcistico sono in procinto di definire linee guida al riguardo, ma senza compromettere la libertà decisionale del calcio inglese. L’istituzione di un ente regolatore, per quanto controversa, mira a mantenere l’integrità del campionato e a garantire che tutte le parti siano responsabili delle loro azioni.