La diffusione della lingua blu in Sardegna: una minaccia per il settore zootecnico

La Sardegna affronta un’emergenza sanitaria con l’ottava epidemia di Lingua blu, che colpisce gravemente il settore zootecnico e aggrava le difficoltà economiche già causate dalla siccità.
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La Sardegna sta affrontando un’emergenza sanitaria che sta mettendo a dura prova le aziende zootecniche locali, colpite dall’ottava epidemia di Lingua blu dall’inizio del nuovo millennio. Questa malattia virale, accompagnata da un quadro complesso di focolai sul territorio, sta arrecando gravi danni alle risorse agrozootecniche, in un contesto già compromesso dalla prolungata siccità. I dati aggiornati evidenziano un panorama allarmante, con la diffusione della malattia in costante aumento.

L’avanzata del virus e l’incertezza climatica

I recenti rapporti epidemiologici segnalano una mappa dei focolai sempre più drammatica, caratterizzata da un’esplosione di colori variabili a seconda dei sierotipi del virus. Il sierotipo 8, da tempo relegato alle zone settentrionali dell’isola e nelle aree di Ottana e Ghilarza, ha fatto il suo ingresso nell’Oristanese, con segnalazioni di contagi ad Arbus, Terralba, Zerfaliu e San Vero Milis. Questa diffusione suscita preoccupazione tra gli allevatori e gli esperti del settore, dal momento che una sua ulteriore espansione nella fertile area del Campidano di Cagliari potrebbe avere conseguenze devastanti.

Secondo gli epidemiologi, il freddo è atteso con urgenza; questo potrebbe ostacolare la propagazione del virus. Tuttavia, l’ipotesi che l’Oristanese funzioni da barriera contro l’avanzata del sierotipo 8 è una speranza fragile. La regione ha sviluppato con il tempo un’immunità territoriale, ma ciò non garantisce la sicurezza. La preoccupazione è che l’avanzata del sierotipo 3, già presente al sud, possa intervenire in un contesto che non ammette errori o ritardi nella risposta.

Gli effetti sui settori agricoli e produttivi

L’emergenza Lingua blu colpisce in modo significativo il comparto ovino, proprio mentre ci si avvicina alla stagione della nascita degli agnelli, periodo cruciale per la produzione casearia sarda. Il benessere delle pecore è compromesso dalla febbre catarrale, una condizione che spesso porta ad aborti e a una diminuzione della produzione di latte, un prodotto di alta qualità e ben remunerato nel mercato. Questo scenario rappresenta un duplice pericolo per gli allevatori, che devono affrontare sia le perdite causate dall’epidemia sia il calo della produzione lattiero-casearia, essenziale per l’economia dell’isola.

È importante sottolineare che, sebbene il numero di animali deceduti sia relativamente contenuto rispetto alle ondate passate della malattia, la debilitazione generale dei capi colpiti sta compromettendo la loro produttività e contribuendo a perdite economiche insostenibili per gli allevamenti.

La situazione epidemiologica in numeri

Secondo l’osservatorio epidemiologico veterinario dell’Istituto zooprofilattico della Sardegna, sono attualmente 2.663 i focolai della malattia registrati. I sierotipi identificati includono il 3, il 4 e l’8, con un’ulteriore incognita rappresentata dai focolai contrassegnati come “sierotipo sconosciuto”. Questi ultimi sono frutto di diagnosi cliniche che mancano di conferme di laboratorio. La situazione è ulteriormente complicata dalla necessità di vaccinazioni, con l’immunizzazione contro il sierotipo 3 prevista non prima del 2025, mentre gli altri due sierotipi già beneficiano di campagne vaccinali in corso.

Sebbene il sierotipo 4 rimanga poco diffuso, la velocità di propagazione del sierotipo 3 nel sud dell’isola solleva preoccupazioni relative ai danni economici e produttivi. I dati indicano che il settore zootecnico è vulnerabile e sta affrontando una delle sfide più difficili della sua storia recente.

La risposta della sanità animale e i futuri sviluppi

Le autorità sanitarie locali, attraverso un monitoraggio costante, stanno cercando di contenere la diffusione della Lingua blu e tutelare il settore zootecnico. Tuttavia, gli allevatori e gli esperti del settore sono di fronte a sfide senza precedenti, che richiedono un approccio coordinato e una rapida attuazione di misure di contenimento. La presenza di focolai con sierotipo sconosciuto sottolinea l’urgenza di un intervento sistematico e tempestivo da parte delle autorità sanitarie.

Le prospettive future dipendono dalla capacità di monitorare attentamente l’evoluzione della malattia e di implementare le strategie vaccinali necessarie per proteggere gli animali e, di conseguenza, l’economia sarda. L’attesa per l’arrivo di un vaccino specifico, insieme alla necessità di mantenere alta la vigilanza, delineano un panorama sanitario complesso per la Sardegna, dove il settore zootecnico gioca un ruolo centrale nell’economia regionale.

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