Milano: la morsa della ‘ndrangheta sul business delle curve, intimidazioni e omicidi in arrivo

L’indagine della DDA di Milano svela collusioni tra ultrà e ‘ndrangheta, con minacce a esponenti delle curve calcistiche e infiltrazioni nel merchandising sportivo, evidenziando un grave problema di criminalità organizzata.
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L’indagine della Direzione Distrettuale Antimafia di Milano ha sollevato un velo inquietante sul mondo degli ultrà, rivelando minacce e collusioni con elementi della criminalità organizzata. La situazione ha coinvolto noti esponenti della curva interista, come Andrea Beretta, il quale ha subito minacce dirette da membri del clan Bellocco. Le autorità stanno raccogliendo informazioni dettagliate per comprendere meglio l’entità di questi legami e il modo in cui la ‘ndrangheta stia infiltrando il giro degli affari legati al merchandising sportivo.

Il contesto dell’inchiesta sulla mafia e gli ultrà

L’inchiesta della Dda di Milano rivela un quadro inquietante sulla penetrazione della ‘ndrangheta nel business degli ultrà delle squadre di calcio. I dettagli emersi da questo processo rivelano che i clan criminali cercano di esercitare un’influenza crescente su attività lucrative legate al merchandising delle curve, elementi critici della passione calcistica che coinvolgono migliaia di tifosi. Le indagini hanno messo in luce come alcuni membri delle curve, in particolare quelle di FC Internazionale e AC Milan, abbiano subito intimidazioni da parte di emissari della cosca.

La Commissione parlamentare Antimafia ha manifestato interesse nel seguire da vicino questa vicenda, decidendo di acquisire gli atti dell’inchiesta. Questo atto suggerisce l’intento di fare chiarezza su come la mafia riesca a infiltrarsi in un contesto che dovrebbe rimanere escluso da tali dinamiche illecite. Le società stesse, pur non essendo direttamente indagate, sono state coinvolte in incontri con il procuratore Marcello Viola, il quale sta lavorando per separare la dirigenza calcistica dalle influenze mafiose e dagli ultrà in questione.

L’operato delle forze dell’ordine e le dichiarazioni dei protagonisti

La maxi indagine, coordinata dalla Polizia e dalla Guardia di Finanza, ha portato all’arresto di 19 persone, ma il silenzio dei coinvolti è stata la risposta predominante durante gli interrogatori. Tra i fermati ci sono Marco Ferdico, leader della curva interista, e Luca Lucci, responsabile della curva milanista. Entrambi hanno mantenuto la linea del silenzio, avvalendosi della facoltà di non rispondere, dimostrando un’ostruzione alla giustizia che complica ulteriormente le indagini.

I documenti della Procura rivelano piani precisi per allontanare Beretta dalla gestione della curva interista, un’azione orchestrata da Ferdico in collaborazione con Antonio Bellocco. L’obiettivo era di impossessarsi del business legato al merchandising della Curva Nord, in particolare dopo il successo del negozio We Are Milano. Le intimidazioni nei confronti di Beretta hanno incluso minacce di morte, con tentativi di avvelenamento e agguati armati che si sono concretizzati nei dettagli minuziosi della ricostruzione investigativa.

Omicidio e rappresaglie: il racconto di Andrea Beretta

Un episodio cruciale emerso dall’indagine è il racconto di Andrea Beretta riguardo all’evento che ha portato all’omicidio di un membro del clan Bellocco il 4 settembre. Beretta, dopo essere stato convocato da Bellocco, trovò due emissari del clan pronti a intimidarlo. Si tratta di dettagli allarmanti che mostrano come la paura abbia indotto Beretta a reagire in modo estremo per proteggere la propria vita. La ricostruzione afferma che il 49enne, in una situazione di estrema vulnerabilità, ha risposto all’aggressione armandosi e ritrovandosi a uccidere un uomo con 11 fendenti.

Le minacce erano state chiare: un complotto per eliminarlo, rendendolo una vittima di un sistema violento e inesorabile. Beretta dichiarò di essere sfuggito a numerosi tentativi di omicidio, un segno evidente della sua posizione instabile all’interno di un ambiente carico di tensione e conflitti. Questo crudo confronto entre Beretta e la ‘ndrangheta di Milano non rappresenta solo un episodio isolato, ma un capitolo di una vicenda più ampia, che vede il mondo del calcio e dell’ultras non solo come un rifugio di passione sportiva, ma anche come terreno fertile per atti di violenza e criminalità organizzata.

Il percorso verso una maggiore chiarezza su questo complesso intreccio tra sport e criminalità è appena cominciato.

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