L’udienza preliminare svoltasi ieri, presieduta dal giudice unico Sergio De Luca, ha segnato l’inizio di un procedimento che coinvolge figure di spicco della Chiesa cattolica italiana, tra cui il Vescovo di Ozieri, Corrado Melis, e Antonino Becciu, fratello del cardinale Angelo. Entrambi sono stati convocati in tribunale per rispondere a delle accuse relative a presunti illeciti finanziari, che comprendono il riciclaggio e il peculato. Questa inchiesta ha attirato l’attenzione dei media e della società civile, dato il coinvolgimento di oltre 2 milioni di euro di fondi destinati all’8×1000, apparentemente dirottati verso la cooperativa Spes, la cui guida è ricoperta da Becciu.
I dettagli delle accuse
Secondo quanto dichiarato dal procuratore Gianni Caria, il meccanismo presunto di illeciti finanziari si sarebbe attuato attraverso una serie complessa di bonifici, prelievi e operazioni speculative. Queste attività sarebbero avvenute dal 2013 fino al 2023, con l’utilizzo diretto di fondi ecclesiali. L’accusa evidenzia come tali manovre abbiano inciso sulla corretta gestione delle risorse destinate alla Diocesi di Ozieri, presenti in bilanci di entità significative.
Ivano Iai, legale di Melis e Becciu, ha sottolineato un aspetto cruciale della seduta: la Conferenza Episcopale Italiana e la Santa Sede non si sono costituite come parti civili. Questo potrebbe essere interpretato come un segnale che non si ritengono vittime di alcun reato in queste circostanze, complicando ulteriormente il quadro giudiziario. Oltre a Melis e Becciu, sono implicati anche altri cinque indagati, tra cui don Mario Curzu, direttore della Caritas diocesana di Ozieri, e don Francesco Ledda, economo della Diocesi. A loro si aggiungono anche due donne, Giovanna Pani e Maria Luisa Zambrano, coinvolte nella cooperativa Spes, per le quali sono formulate accuse analoghe di peculato.
Altri tre soggetti, Franco Demontis, Luca Saba e Roberto Arcadu, rispondono di favoreggiamento personale, con Arcadu accusato anche di aver fornito false informazioni al pubblico ministero, un elemento che potrebbe rivelarsi significativo nell’evoluzione del processo.
L’udienza di ieri e sviluppi futuri
Nell’udienza di ieri, il clima è stato teso, con un intenso scambio tra accusa e difesa su una serie di eccezioni presentate da quest’ultima. I legali hanno contestato alcuni aspetti delle indagini preliminari, che la pubblica accusa ha difeso con vigore. Il giudice si è riservato di prendere una decisione su queste contestazioni, rinviando la prossima udienza a fine novembre.
Un punto di contesa significativo è rappresentato dalla condanna del cardinale Becciu emessa da un tribunale vaticano nel dicembre del 2023, che ha destato non poche polemiche. L’avvocato Iai ha messo in discussione la validità di tale sentenza, sottolineando che il Tribunale Vaticano non rientra nelle giurisdizioni riconosciute dalla convenzione europea sui diritti umani. Questa posizione fa nascere interrogativi sul rispetto delle procedure legali e dei diritti fondamentali all’interno del sistema giuridico ecclesiastico, che potrebbe influenzare l’andamento dell’intero procedimento.
Con l’atmosfera di tensione che circonda il caso, i prossimi passaggi del procedimento legale saranno cruciali per il destino degli indagati e per la reputazione della Chiesa locale e nazionale. Le dinamiche di potere e le responsabilità legali continuano a emergere, mantenendo alta l’attenzione sia degli esperti di diritto che dell’opinione pubblica.